INTRODUZIONE
Lo stato di conservazione di una moneta è da sempre oggetto di controversia fra collezionisti, operatori del settore ed appassionati. La difficoltà nell’attribuire una precisa qualità ad un esemplare è impresa ardua: ho reputato utile codificare un metodo di classificazione che possa essere di risposta alle perplessità di molti, soprattutto di chi non ha una grande esperienza, ed offrire una semplice ed immediata risposta a quanti operano in questo difficile campo.
Ho adottato un sistema collegato agli stati di conservazione già esistenti, BB, SPL, FDC, con una formula lineare numerica e progressiva che suddivide ogni livello di qualità in dieci parti, e consente di attribuire un valore di conservazione con lo scarto di un decimo per volta.
SCALA DEGLI STATI DI CONSERVAZIONE
Lo stato di conservazione delle monete è regolato per convenzione da vari gradi, indicati con una scala che va applicata con scrupolo e professionalità. In un progetto che ritengo possa offrire la maggiore flessibilità possibile ho inserito sette gradi di conservazione.
Essi sono, dal grado più basso:
M = Mediocre
Stato di conservazione modesto, da attribuirsi a moneta molto usurata con parti delle legende non leggibili e contorni non definiti. Non collezionabile, fatta salva la rarità.
D = Discreto
Stato di conservazione poco più che modesto, non in uso nei manuali per collezionisti, e nemmeno nelle aste pubbliche, categoria che indica una moneta lisa ed usurata con rilievi riconoscibili e tracce di usura evidenti, fatto salvo il grado di rarità ed il valore dell’intrinseco contenuto.
B = Bello
Grado di conservazione non in uso, indicante una qualità poco ricercata, per moneta molto usurata con rilievi leggibili ma in genere non piacevole allo sguardo: anche in questo caso il valore sta nella rarità e nell’intrinseco contenuto.
MB = Molto Bello
è uno stato di conservazione quasi gradevole, con percentuali di usura intorno al cinquanta per cento della moneta nuova; anche in questa qualità, fatte salve le rarità, anche le più modeste, il valore è dato dall’intrinseco contenuto.
BB = Bellissimo
Si tratta di una moneta gradevole con segni di usura che non devono essere superiori al trenta per cento della moneta nuova. Questo è il primo stato di conservazione in cui una moneta inizia ad avere un valore superiore all’intrinseco, anche nel caso non fosse rara.
SPL = Splendido
Indica uno stato di conservazione già molto ricercato soprattutto per le rarità piccole e grandi; questa qualità rappresenta una moneta che ha circolato pochissimo, e conserva ancora i riflessi della coniazione con rilievi integri e tracce di usura che non devono superare il dieci per cento della moneta nuova. In questo stato di conservazione anche le monete comunissime assumono un valore di molte volte superiore all’intrinseco.
FDC = Fior di Conio
Non presenta segni di usura; molto ricercata per la qualità, questa conservazione è molto rara anche per esemplari comunissimi, la moneta conserva la freschezza dell’esemplare appena coniato, ed il suo valore sale moltissimo rispetto agli stessi esemplari di qualità diversa.
ECZ = Eccezionale
Moneta che costituisce una eccezione, rispetto ad una norma che essa deroga in senso superlativo, straordinario o formidabile. L’esemplare Eccezionale non presenta tracce di usura né segni di contatto, né colpetti da conio ma è caratterizzata da uno stato di eccezione. In questo caso il valore è per specialisti o amatori. è una moneta intonsa.
Questo va inteso per tutti i gradi di rarità. Naturalmente anche in questo caso esiste l’eccezione, perché un esemplare rarissimo in uno stato di conservazione anche inferiore può essere considerata una moneta Eccezionale.
FS = Fondo Specchio o Proof
è una moneta coniata con trattamento speciale dei fondi chiamata anche Proof.
Per le monete con i Fondi a Specchio si usano coni particolari e tondelli lucidati e satinati. Si tratta di una pratica iniziata intorno alla seconda metà del ‘600. La moneta con i Fondi a Specchio può anche presentare tracce di usura, ed essere quindi in conservazione BB o SPL perchè ha circolato, seppur nata con i fondi a specchio: sono le monete di ostentazione, o presentazione.
Il loro valore è indicato dalla domanda, non è molto ricercata tra i collezionisti perché ha dei costi esorbitanti, ma non è stata coniata per la circolazione, e quindi non è vissuta.
Le prime monete particolari con i fondi a specchio furono le Corone di Re Carlo II d’Inghilterra coniate dalla Zecca Reale inglese nel 1662. Esse avevano una tiratura molto limitata, in quanto servivano alla presentazione della monetazione del Re e quindi la cura da adottare per la preparazione e la coniazione di queste monete era molto costosa.
In seguito vennero emessi cofanetti speciali con serie di monete complete: la prima, del 1746, era considerata di presentazione. Oggi queste serie sono elementi di speculazione, e tutte le zecche del mondo (come la Germania negli anni trenta ed in seguito la Repubblica di Weimar) hanno emesso monete in Fondo Specchio. Dalla seconda guerra mondiale in poi tutti gli stati sovrani hanno coniato monete con i Fondi a Specchio o Proof.
Negli ultimi anni è nata una nuova condizione di conservazione: BU (Brilliant Uncirculated, cioè senza segni visibili a 30 ingrandimenti di microscopio), che risponderebbe al nostro eccezionale. Questa nuova qualità, che si differenzia dal Fondo Specchio, ha i fondi neutri e non satinati.
Si tratta di monete di raffinata fattura, e tutte queste varianti di conservazione moderne hanno costi molto alti.
LA CONSERVAZIONE E L’USURA DELLE MONETE
L’usura di una moneta o consumo avviene per effetto dello sfregamento con altri materiali o denaro, variabile a seconda della loro natura, deteriorando e logorando la superficie per effetto dell’uso prolungato, determinando diminuzione del peso del metallo.
Tutte le monete, soprattutto le decimali, hanno avuto un uso quotidiano dovuto sia ad operazioni di ordinario commercio, sia rientrando in grosse quantità per transazioni con spostamento di capitali piccoli e grandi. Esse, in passato, circolavano pochissimo, quasi esclusivamente nei pezzi in rame, un po’ meno in argento, quasi nulla in oro. Quest’ultimo era molto raro, di difficile reperibilità e appannaggio delle caste più abbienti, (basti pensare che durante il Regno di Sardegna con una moneta da 20 Lire oro del periodo di Carlo Alberto o Carlo Felice o Vittorio Emanuele II si poteva acquistare una mucca, bene preziosissimo che bastava a sostenere l’alimentazione di una famiglia numerosa, vita natural durante).
Eppure queste monete, sia in oro che in argento, sono quasi sempre molto usurate ed in pessimo stato di conservazione: per la monetazione del Regno di Sardegna, tra le più difficili delle serie decimali, la bella qualità è introvabile. La motivazione è semplice: le monete in oro non circolavano o molto poco, quelle in argento avevano un uso corrente e tutte e due erano usate per transazioni commerciali; non esistevano istituti che compivano operazioni monetarie o creditizie, che custodivano valori o che si ponevano come intermediari nella circolazione: esse venivano custodite in forzieri privati o casseforti.
Per i pagamenti, una volta effettuato il trasporto le casse di monete venivano affidate agli esperti che ne controllavano il peso e l’autenticità ed in seguito i pezzi venivano contati dopo essere stati battuti su un marmo apposito per verificarne il suono argentino e aureo.
Questa prassi veniva ripetuta migliaia di volte, con la conseguenza di usurare considerevolmente le monete, fino a causarne un sensibile calo di peso: in più occasioni con Regio Decreto lo stato disponeva il ritiro degli esemplari troppo deturpati o lisi, per sostituirli con altri nuovi di zecca. Questi infatti non solo si presentavano come estremamente consumati, ma soprattutto erano di peso non più corrispondente a quello originale, e venivano rifiutati sia dalla zecca che dal mercato. Questo passaggio giustifica la rarità delle monete anche comuni in conservazioni Fior di Conio o Eccezionali, mentre spiega la grande quantità di pezzi praticamente lisci presenti nell’ambiente numismatico: essi sono quelli rifiutati perchè di peso calante.
Occorre molta attenzione nell’acquisto di monete dichiarate in grande stato di conservazione.
Sul cartellino che riporta la descrizione devono essere evidenziati i colpi o colpetti ripresi, che possono sfuggire ad una visione superficiale, bisogna poi controllare che non siano presenti difetti occulti, abrasioni cancellate e campi abilmente riparati, oppure bordi ripresi, come nel caso più classico, o monete di modesta conservazione lucidate e abbellite con tecniche e patine artificiali.
Un altro problema sono le righe o graffi di conio che presentano molti esemplari anche in bella qualità: essi venivano prodotti quando le monete appena coniate cadevano in un cesto o recipiente in legno e poi venivano contate a mano e riposte in un certo numero nei sacchi della zecca, che servivano per la distribuzione e per i pagamenti.
Non è facile definire lo stato di conservazione di una moneta: dare una classificazione attraverso graduali suddivisioni specifiche è forse la più complessa delle operazioni che si compiono abitualmente in numismatica, sia per il rigore scientifico che deve essere applicato, sia perchè riuscire a riportare un’opera coniata in più esemplari ad una categoria dell’estetica che non passi attraverso criteri esclusivamente personali ma universalmente condivisi è impresa non semplice.
La bellezza di un esemplare di moneta risiede nella corretta proporzione di tutti gli elementi intrinseci: stile, patina, qualità delle incisioni. Anche in presenza di abrasioni, colpi, usura dovuta a circolazione ed altro, occorre valutare la coordinazione e l’armonica distribuzione dell’insieme.
Ho creato una piccola integrazione ai gradi di conservazione del manuale, adottando una numerazione che possa coprire il divario che si riscontra fra i diversi gradi. Per ogni stato di conservazione sono indicati dieci numeri, e ad ogni numero corrisponde un decimo del valore che distanzia uno stato di conservazione da un altro, prendendo come riferimento un manuale qualunque.
Ritengo che questa scala possa chiarire almeno in parte questo confuso argomento.
Si parte dagli stati di conservazione M = Mediocre, D = Discreto, B = Bello, qualità che nei manuali in circolazione non sono presenti ma possono essere utili a collezionisti e mercanti per valutare una moneta, procedendo a ritroso del prezzo di un manuale che parte dallo stato di conservazione MB = Molto Bello o BB = Bellissimo.
Quindi è opportuno servirsi dello specchietto per meglio comprendere.
M = Mediocre
M1 – M2 – M3 – M4 – M5 – M6 – M7 – M8 – M9 – M10
D = Discreto
D11 – D12 – D13 – D14 – D15 – D16 – D17 – D18 – D19 – D20
B = Bello
B21 – B22 – B23 – B24 – B25 – B26 – B27 – B28 – B29 – B30
MB = Molto Bello
MB31 – MB32 – MB33 – MB34 – MB35 – MB36 – MB37 – MB38 – MB39 – MB40
BB = Bellissimo
BB41 – BB42– BB43 – BB44 – BB45 – BB46 – BB47 – BB48 – BB49 – BB50
SPL = Splendido
SPL51 – SPL52 – SPL53 – SPL54 – SPL55 – SPL56 – SPL57 – SPL58 – SPL59 – SPL60
FDC = Fior di Conio
FDC61 – FDC62 – FDC63 – FDC64 – FCD65 – FDC66 – FDC67 – FDC68 – FDC69 – FDC70
ECZ = Eccezionale
Poniamo un caso: una moneta da 5 lire del 1914 periziata BB/SPL può indurre a valutazioni diverse, perchè un normale manuale parte generalmente da MB o BB, e segue con SPL, FDC; il prezzo della moneta non ha valutazioni intermedie tra un grado ed un altro, il valore indicato sarà 8.500,00 euro per il BB e 12.000,00 per lo SPL.
Il divario tra i due prezzi è notevole, e risulta difficile trovarne uno intermedio che rispecchi la qualità indicata nella perizia.
Con questo metodo di applicazione, che attribuisce un valore numerico con gradi intermedi, se la moneta da 5 lire del 1914 è periziata BB46 il suo valore sarà 8.500,00 euro più 5 gradi corrispondenti ai valori numerali indicati nello specchietto, ovvero la differenza in euro tra gli 8.500,00 per il BB e 12.000,00 per lo SPL: 3.500,00.
Dividendo questo valore per dieci avremo 350,00, che moltiplichiamo per i 5 gradi corrispondenti ai passaggi da BB42 a BB46, ottenendo 1.750,00: tale valore, aggiunto ad 8.500,00 ci permette di ottenere la giusta quotazione del 5 lire: euro 10.250,00.
Scala del BB-SPL
8.500 8.850 9.200 9.550 9.900 10.250 10.600 10.950 11.300 11.650 12.000
BB41 BB42 BB43 BB44 BB45 BB46 BB47 BB48 BB49 BB50 SPL51
CRITERI DI VALUTAZIONE
Osservare una moneta ed assegnarle un corretto grado di conservazione è difficile, e richiede una grande esperienza. Bisogna esaminarla attentamente, riguardarla più volte tenendo conto di tutta una serie di possibili alterazioni, valutarne i difetti palesi ed occulti e procedere alla perizia.
Righe, graffi, colpetti da conio e da caduta, colpetti ripresi, lavature, patinature posticce ed altro influiscono in modo determinante sulla valutazione finale di una perizia.
RIGHE E COLPI.
I colpetti da conio sono piccoli e si susseguono per tutto il bordo e nel campo della moneta. Nella monetazione del Reame Sardo sono più evidenti ed anche più marcati, si riconoscono perchè numerosi, piccoli e netti, e non presentano abrasioni da lima, martello o altro.
I colpi da cadute accidentali sono molto più evidenti e deturpanti, si possono notare molto bene quando gli esemplari presentano tracce di restauro, quasi sempre occultati da patina artificiale.
Le righe da conio sono infinitesimali e contrastano con le righe da usura o accidentali perchè le prime, anche se evidenti non danneggiano la qualità se non nel valore, le seconde invece presentano sempre tentativi di restauro, con levigature prodotte da piccoli flessibili a forte velocità.
PATINE.
Le monete dovrebbero essere collezionate nello stato in cui si trovano, come oggetti storici e vissuti, ma purtroppo è molto diffusa la pratica di lavarle con liquidi speciali, che oltre ad eliminarne il fascino ne asportano anche la patina originale, un piccolo pezzo di storia trascorsa nel tempo che ha impiegato a formarsi. Le patine che si possono trovare nelle monete di tutti i tempi sono di vari tipi: patine da terra, sabbia, carta, legno, velluto, pelle, ed altro. La patina posticcia invece ha la particolarità di coprire i difetti e si differenzia da una patina originale perchè è sempre uniforme e senza ombre o riflessi, con colori molto forti.
GIOIELLERIA.
è necessario porre attenzione perché molte monete provengono da manufatti di gioielleria, pratica questa molto diffusa nel XIX e XX secolo. Le monete venivano indossate in gioielli quali collier, pendagli, ciondoli, anelli, bracciali o spille, indossati per ostentazione o per sfoggio. Esse venivano saldate o chiuse nel gioiello con delle graffette, e con il tempo e l’uso si sono alterate al contatto con la pelle e con le stoffe. Essendo state saldate con altri metalli si sono deturpate. Restano poi segni molto evidenti delle graffe di chiusura quando vengono rimosse dalla montatura e quando viene tolto l’appicagnolo per eliminare la saldatura. Queste imperfezioni vengono magistralmente eliminate, ed i colpi abilmente ripresi. Per altre monete vi era l’usanza di praticare un foro di sospensione ed indossarle come pendenti, oppure ostentarle in catenelle da orologio. Questi fori oggi vengono otturati, ma anche in questo caso restano le tracce del restauro.
RITRATTI.
In monete molto lise vengono in alcuni casi ricostruiti i lineamenti del viso e rifatti capelli barba e baffi del ritratto. Questi rifacimenti avvengono a mezzo di incisioni. I lineamenti del viso e del busto appaiono decisamente marcati, mentre i capelli, la barba ed i baffi si distinguono perchè troppo differenti rispetto alla parte restante della moneta, generalmente molto lisa.
VARIANTI.
Vi sono monete abilmente contraffatte per creare varianti alla moneta campione, o per contraffare monete molto rare. Una particolare alterazione avviene nei segni di zecca, nelle date o nei punti. I segni di zecca vengono abilmente cancellati, come anche i punti, mentre i numeri delle date vengono modificati o sostituiti: il tutto praticato su monete autentiche. Questa usanza risale agli anni ‘70 e ‘80; gli alteratori sostituivano le lettere del segno di zecca, come nel caso della zecca di Torino durante l’occupazione napoleonica: sul rovescio veniva sostituito il segno di zecca francese A di Parigi con la lettera U, zecca di Torino. Anche nel caso delle monete prova, o prove di stampa del Regno d’Italia è stata cancellata la dicitura per farle entrare nella normale circolazione: si tratta di monete autentiche, coniate in zecca, ma nate come Prove.
Nel collezionismo numismatico esiste una grande quantità di monete varianti. Si tratta di una serie che sovente nasconde un’insidia: infatti tutti gli esemplari con piccole parti di conio mancanti differiscono dalla moneta campione, costituendo pertanto variante. Ritengo che si possa considerare variante una moneta con una imperfezione non provocata dalla mano dell’uomo come un conio decentrato, sovrapposizione di simboli o lettere come accade sui bordi delle monete di Sardegna di Carlo Felice, o segni di zecca più piccoli, o punti in più. Quando invece una lettera, o un simbolo, o un punto o altro sono mancanti, suscitano inevitabilmente un legittimo sospetto di contraffazione. Qualcuna di queste varianti esiste, ma trattandosi di un argomento estremamente delicato è bene procedere con estrema cautela.
STILI.
Lo stile di una moneta si distingue dal conio. Le prime monete coniate presentavano sempre un’incisione nitida con i Fondi a Specchio ed un brillìo splendente. Queste erano le prime monete che venivano portate ai regnanti per constatarne la bellezza e la qualità: erano le monete di presentazione o di ostentazione, ed in genere erano di bello stile. In seguito, con l’usura del conio la moneta, seppur in qualità Fior di Conio non presentava più incisione nitida e Fondi a Specchio, mentre spariva il brillio e lo stile appariva quasi amorfo, perchè il conio consunto non rifletteva più la forza della bella qualità. Quindi si provvedeva a passare ad un conio nuovo e si ricominciava la battitura, con un conio uguale ma quasi sempre dal diverso stile.